LO SPACCIATORE DI IDEE. LA PAZIENZA, UN VALORE DEL TEMPO CHE FU………

di Carmelo Bucolo ( Un Siciliano vero al Nord )
Oggi il mondo va veloce. Non c’è più la pazienza ( e forse la convenienza ) ad attendere. Mi riferisco alla pazienza ad ascoltare gli altri, alla pazienza di leggere un testo anche lungo perché ciò risulta necessario per capirne il concetto. Tutti vogliono tutto e subito. Anche e soprattutto nel mio lavoro di docente mi accorgo che l’impazienza impera nei ragazzi. Ti chiedono in contemporanea mille cose, e vorrebbero subito conoscerne la soluzione, senza rendersi conto che ogni conoscenza o abilità per essere acquisita, necessita di tempo, di impegno, di sacrificio, di pazienza…..! L’impazienza è qualcosa che non siamo più in grado di governare, soprattutto nei sentimenti, in quanto spesso, specie se abbinata alla rabbia, ci induce ai peggiori errori. Al contrario, la pazienza e il passo lungo aiutano, sempre e comunque, a non fare danni. Ne serve tanta di pazienza, ogni giorno: per raggiungere un obiettivo, non lasciarsi trascinare in qualche rissa con un vicino di casa, un compagno di lavoro, un amico che ci tradisce. Avere pazienza conviene, e ci aiuta a vivere meglio anche se non riconosciamo più alcun valore a questa virtù, pure essenziale nei rapporti umani come nell’efficacia dell’azione pubblica. Anzi, la consideriamo una perdita di tempo, un comportamento arcaico che non possiamo permetterci. Viviamo nell’epoca dell’alta velocità, del tutto e subito, dell’usa e getta: i nostri orologi sono sempre sincronizzati a scadenze in arrivo, a impegni da rispettare, a programmi da portare a termine. E invece la pazienza esige una dilatazione del presente, un suo allungamento, una sosta nell’incessante divenire. Eppure è proprio la pazienza, il suo passo lungo,distante dalla convinzione che esista solo il presente, che ci consente di aspettare il momento giusto, la maturazione delle cose e non la loro evaporazione, prima ancora di averle messe a fuoco. È paziente il corteggiamento di una donna, e non può giocarsi nell’attimo di uno scambio di SMS o di messaggi sui social. È paziente l’attesa per il riconoscimento del proprio valore sul lavoro: al contrario un’eccessiva fretta, di posti nella scala gerarchica e di stipendi, porta al vizio del carrierismo. Ed è pazienza, talvolta faticosa e perfino frustrante, la ricerca di ciò che ci unisce rispetto a quello che ci divide. L’eclissi della pazienza è dovuta anche alla cattiva interpretazione della sua funzione. Viene spesso confusa con l’inerzia, con il compromesso al ribasso. O, peggio, viene catalogata come una sconfitta, una resa passiva di fronte all’ineluttabilità dei fatti. Al contrario, l’impazienza, accompagnata magari dalla rabbia, diventa un segno di forza, di risolutezza e di determinazione del carattere. Un vero equivoco, e un rovesciamento dei paradigmi. Con effetti micidiali, per esempio, nella relazioni con i nostri vicini. Siamo diventati un popolo di cittadini che scatenano una rissa di condominio ogni mezz’ora, mossi e ispirati proprio da quella perdita della pazienza che ci fa sentire forti, laddove invece siamo diventati tutti più vulnerabili