LO SPACCIATORE DI IDEE. L’UMANITA’ NON ABITA PIU’ QUI

di Carmelo Bucolo ( un Siciliano vero al Nord )

Se il Rinascimento si era caratterizzato come un progetto che poneva l’UOMO al centro del mondo, viene da chiedersi, di questi tempi, che ne è di questo viaggio attorno all’essere umano. Ci interessa ancora l’umanità nella sua complessità e varietà delle sue forme? Oppure viviamo una sorta di fine dell’umanità, una crisi profonda del progetto umanistico che sfocia, non a caso, nel risorgere di ideologie e prospettive razziste o comunque particolaristiche? Quanto incide la mancanza di curiosità e di strumenti per conoscere le varie umanità nella crescita di quello tsunami di odio verso l’altro a cui assistiamo attoniti ogni giorno? Ogni anno, per il giorno della memoria, si insiste sul fatto che occorre ricordare e raccontare alle nuove generazioni ciò che è successo. Mantenere viva la memoria affinché certe atrocità non accadano più. Una sorta di “tagliando della nostra coscienza” che ci dice che il concetto di umanità richiede una continua “manutenzione”, una difesa sempre precaria e tuttavia essenziale, senza la quale l’unità del genere umano non è affatto garantita. Quanto ancora ci interessa conoscere l’uomo? Come vive? Dove vive? Sono domande cruciali, se guardiamo a ciò che accade attorno a noi. L’unità dell’essere umano è minacciata sotto vari fronti. Tornano improvvisamente a manifestarsi ideologie razziste, è evidente. Ma soprattutto è entrata in crisi in questo inizio di millennio, complice la profonda crisi ambientale e delle risorse, l’idea di un destino comune e condiviso. Pesa, senza dubbio, la fine dell’ideologia dello sviluppo, di quel sogno di diffusione globale del benessere economico e della democrazia: un’ideologia tutt’altro che priva di accenti imperialistici certo, ma che ha caratterizzato quasi un secolo di storia. Ne è un chiaro segnale lo sdoganamento politico di atteggiamenti anti-umanitari: perché dovremmo aiutare chi attraversa il Mediterraneo o la frontiera degli Stati Uniti con il Messico? Perché accogliere i profughi che sbarcano nel nostro Paese? Davanti alle tragedie dell’immigrazione ci si divide tra indifferenti e sospettosi (perché dobbiamo aiutarli proprio noi?) da una parte e coloro che sono inclini all’accoglienza dall’altra. Nonostante la globalizzazione e il capitalismo però, gran parte di queste società rifiutate e abbandonate, non sono affatto scomparse (malgrado il rischio incombente), hanno piuttosto dato vita a una loro prospettiva di modernità, in stretta relazione con ciò che capitava nel resto del mondo. Le diversità e le somiglianze che queste società hanno costruito, o preservato, meriterebbero tutt’altra attenzione, non l’odio, l’indifferenza o il semplice sguardo pietistico. Nell’epoca della fine dell’umanità abbiamo ben poche certezze (e forse è un bene così) su cosa ci sia al cuore dell’umanità, sappiamo però che coltivare le relazioni e l’interesse per gli altri, umani e non umani, è un buon modo per uscirne.