LO SPACCIATORE DI IDEE. IL FASCINO ANTICO DELLA RADIO

di Carmelo Bucolo ( un Siciliano Vero al Nord )
SE LA RADIO E’ LIBERA: LIBERA LA MENTE
Canta Eugenio Finardi: “CON LA RADIO SI PUO’ SCRIVERE, LEGGERE O CUCINARE. NON C’E’ DA STARE IMMOBILI SEDUTI LI’ A GUARDARE. E FORSE PROPRIO QUELLO CHE ME LA FA PREFERIRE: E’ CHE CON LA RADIO NON SI SMETTE DI PENSARE. Con l’avanzare delle nuove tecnologie è un continuo sparire di questo o di quello. Sono infatti in via d’estinzione sia le cassette audio che video, ed i fax, mentre le macchine da scrivere sono quasi definitivamente sparite, come pure le pellicole per le macchine fotografiche e di conseguenza gli apparecchi fotografici non digitali…Ma la televisione non ha ucciso il cinema, l’ebook non sotterrerà mai il libro cartaceo e soprattutto nulla darà il colpo finale alla radio. La radio invece è insostituibile. Viaggia nell’etere, è impalpabile, è multiforme. Musica, parole, tutto molto astratto, eppure capace di farci entrare in un’altra dimensione. La radio è un medium caldissimo che tocca intimamente lo spettatore creando una relazione intima e privata tra l’ascoltatore e lo speaker. Porta ad un ritorno all’oralità e ci avvicina alle nostre origini tribali. La televisione l’ha trasformata da strumento di intrattenimento a strumento nevrotico di informazione, senza comunque eliminare quel che di misterioso, enigmatico, segreto. Non avvalendosi di immagini (a meno che non si è sul web), la radio costringe chi l’ascolta a captare, carpire e scrutare le voci, i personaggi e le personalità che dietro di essi si celano. E’ una scoperta sempre nuova e diversa. Quanto erano belle le voci impostate degli attori del secolo scorso! Mi riferisco alle commedie radiofoniche dove Alberto Lupo, Valeria Morriconi, Nando Gazzolo, Paolo Ferrari, Riccardo Cucciolla, o il grande Gabriele Ferzetti, entravano nelle nostre case, e ci ammaliavano. O le vecchie radiocronache calcistiche, quelle con Niccolò Carosio prima e Ameri, Martellini, Ciotti poi, che se anche il calcio non interessava granché erano comunque trasmissioni che non si poteva fare a meno di sentire. E come non ricordare Alto Gradimento con Gianni Boncompagni, Renzo Arbore e la loro allegra quanto improbabile e sgangherata brigata! Per non parlare poi, delle innumerevoli volte in cui la radio è stata protagonista al cinema. Un esempio per tutti: GOOD MORNING VIETNAM! In gioventù, durante le calde estati, sotto l’ombrellone la radiolina non poteva mai mancare. Era una compagna insostituibile che al contempo, permetteva di seguire le trasmissioni e continuare a dialogare con chi ci era vicino. Erano gli anni ’70 ed iniziavano a trasmettere le prime radio libere. Una rivoluzione nel panorama socio-culturale italiano. Da allora è anche radicalmente cambiato il modo di ascoltare musica. I giovani non possono sospettarlo ma negli anni Settanta, quando si diffusero gli impianti ad alta fedeltà, gli amici si riunivano per ascoltare dischi. E non solo gli adolescenti, per i quali radunarsi intorno alla stessa musica era il modo per affermare un’appartenenza: anche gli adulti fatti e finiti, magari dopo una cena, si sedevano davanti alle casse, con un bicchiere in mano, e ascoltavano. Molto rock, naturalmente, ma anche altro. Si faceva a gara a chi possedeva le incisioni più rare e si scoprivano insieme compositori, solisti, orchestre. Era un gesto nobile, bello, che riproduceva in salotto un’atmosfera musicale e intellettuale, ben diversa da quella che si respira al giorno d’oggi, individualista, caotica e spersonalizzata. L’ascolto era infatti una scelta, un’attività. La musica non era sottofondo ma protagonista. E si tornava a casa più appagati, ed emotivamente un po più ricchi. Oggi siamo tutti armati di cuffie, tanto che ognuno, anche se seduto nella stessa stanza, ascolta la propria musica, contribuendo in tal senso, a mortificare inevitabilmente quel contatto umano che si creava quando tutti si condivideva lo stesso motivo. Ascolto sempre la radio, a casa e in macchina. Mi rende vivo e solletica la mia curiosità verso il mondo. Ritengo che ascoltarla e condividerla con gli altri, sia un gesto meravigliosamente umano.
AMO LA RADIO PERCHE’ ARRIVA DALLA GENTE, ENTRA NELLA CASE E CI PARLA DIRETTAMENTE, E SE UNA RADIO E’ LIBERA, MA LIBERA VERAMENTE, MI PIACE ANCHE DI PIU’ PERCHE’ LIBERA LA MENTE!